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MARCO DE LUCA: ESPERIMENTI E OMOGENEITA'


"Cantautore" in Italia è una parola importante che va al di là del puro e semplice discorso dello scrivere o cantare canzoni.Ecco perchè quella intrapresa da Marco De Luca è una strada importante e difficile. 

Puoi raccontarci la tua storia fin qui?

La mia storia inizia negli anni Novanta ad Atri in Abruzzo,con un gruppo chiamato Sine,con cui suonavamo pezzi nostri e cover, agli inizi del 2000 il gruppo si è sciolto ed ho continuato la mia attività da solista,ho diradato i live e mi sono concentrato sulla scrittura di nuovi pezzi e nel 2006 è uscito Stanze remote, un album dalle sonorità new wave anni Ottanta,autoprodotto e realizzato interamente da solo nello studio di casa mia.Nel 2008 è uscito l'EP DUE, che mi vede alla voce,chitarre e arrangiamenti al computer insieme ad un bassista,batterista e percussionista,DUE ha sonorità più aperte ed orecchiabili ed è stato trasmesso da diverse web radio.Attualmente ho in progetto la realizzazione del mio terzo lavoro.     

L'ep "Due" è composto di quattro canzoni, che si possono ascoltare attraverso il link che pubblicheremo. Ma ci puoi raccontare la genesi di ognuna delle quattro? Da che spunti nascono, come si sviluppano e come ci hai lavorato?

I quattro brani di "Due"  nascono sopratutto dalla voglia di raccontare se stessi attraverso i propri ricordi,da ciò che hai vissuto in prima persona a ciò che hai vissuto indirettamente.Sono brani su cui ho lavorato molto e che avevano già una loro fisionomia e struttura ben precisa."Leggero" e "l'abbandono" sono stati concepiti nello stesso periodo,e li avevo gia arrangiati e registrati da solo,"Oltre la fine" e "Senza vento" sono stati scritti posteriormente e facevano parte del mio primo album"Stanze remote".Quando ho registrato Due, insieme ad altri musicisti, ho cercato di dare ai pezzi,un sound che li rendesse più omogenei possibile. 

Ti presenti come cantautore "individuale" ma in realtà mi pare di capire che ti piace lavorare in squadra. Anche la scrittura delle canzoni è un lavoro di gruppo oppure a questa fase pensi da solo?

 

Nella fase realizzativa dei  pezzi  mi piace collaborare con altri musicisti che possono sempre apportare la loro esperienza e nuove idee alla mia musica.Per quanto riguarda la scrittura del pezzo è una cosa a cui penso sempre da solo,anche perchè credo sia un momento in cui l'artista si mette a nudo e rivela la parte più intima e profonda di se.    

Ho letto (e ascoltato in qualche sonorità di chitarra, per esempio ne "L'abbandono") della tua passione (che condivido) per i Cure. Altre passioni sviscerate/modelli?

I Cure hanno sicuramente influenzato in maniera determinante il mio modo di fare musica ma c'è un altro artista che ho visto sempre come modello ed è Franco Battiato,a mio parere l'artista migliore e più eclettico che abbiamo in Italia:ha fatto di tutto,dalla musica leggera a l'opera lirica.    

Descrivi il tuo primo album ("Stanze remote") come "sperimentale". Hai le idee chiare su come sarà il prossimo cd "lungo"?

In questi ultimi tempi,ho scoperto nuovi gruppi e artisti,che ha volte mi hanno davvero illuminato musicalmente,sono certo che molto di quello che ho ascoltato finirà per influenzare il mio prossimo lavoro.Per quanto riguarda la lunghezza,è ancora tutto da definire.  

(Intervista dal giornale WWTU del 23/07/2012/,disponibile in versione PDF a questo link: http://www.wwtu.it/wp-content/uploads/2012/07/WWTU-19-numero-2012.pdf)





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