Bashert
Bashert è il primo ep dei Rowel, gruppo formatosi a Bari nel 2014 e composto da Rossella Caputo a voce e chitarra, Chiara Pepe alle tastiere, Donato Saponaro al basso e Paolo Caputo alla batteria.
Fin dalle prime note di piano di "Red Cover" veniamo trasportati in un mondo altro, fatto di accordi sognanti e dolci arpeggi, con la voce che dipinge melodie provenienti da lontano: dallo spazio, o forse da qualche angolo nascosto dentro di noi. Mano a mano che il pezzo procede ci cattura una sottile inquietudine che non ci lascerà fino alla fine del disco, e che segnerà il nostro percorso alla scoperta dell'anima musicale dei Rowel, candida ma allo stesso tempo luciferina.
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In "Free Body" l'aria si fa carica di elettricità, tra chitarre distorte, voci effettate e tastiere evocative che collidono in un tripudio di suoni ambient e frustate rock. "Colour of the moon" parte un po' così, chiusa in un'atmosfera anni 80 che non rende giustizia al potenziale della band. Poi il brano si trasforma, ma nelle soluzioni che adotta sembra strizzare troppo l'occhio all'ascoltatore: per chi scrive questo è l'episodio minore dell'ep.
Ma arriviamo al meglio. La title track è la perla dell'album, frutto di un gran lavoro strumentale e del cantato che dà il carattere giusto al pezzo. "Bashert" è un viaggio dentro il viaggio, che porta in sé reminiscenze psichedeliche dei primi Pink Floyd. Ogni stanza musicale qui è capace di aprire degli spazi da esplorare con attenzione. Da ascoltare e riascoltare.
Per concludere, questo dei Rowel è un interessante disco post rock, dotato di personalità, che fa ben sperare nel futuro full length. Noi speriamo proprio che esca a breve.
Alessandro - Gruppi Emergenti
Fin dalle prime note di piano di "Red Cover" veniamo trasportati in un mondo altro, fatto di accordi sognanti e dolci arpeggi, con la voce che dipinge melodie provenienti da lontano: dallo spazio, o forse da qualche angolo nascosto dentro di noi. Mano a mano che il pezzo procede ci cattura una sottile inquietudine che non ci lascerà fino alla fine del disco, e che segnerà il nostro percorso alla scoperta dell'anima musicale dei Rowel, candida ma allo stesso tempo luciferina.
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In "Free Body" l'aria si fa carica di elettricità, tra chitarre distorte, voci effettate e tastiere evocative che collidono in un tripudio di suoni ambient e frustate rock. "Colour of the moon" parte un po' così, chiusa in un'atmosfera anni 80 che non rende giustizia al potenziale della band. Poi il brano si trasforma, ma nelle soluzioni che adotta sembra strizzare troppo l'occhio all'ascoltatore: per chi scrive questo è l'episodio minore dell'ep.
Ma arriviamo al meglio. La title track è la perla dell'album, frutto di un gran lavoro strumentale e del cantato che dà il carattere giusto al pezzo. "Bashert" è un viaggio dentro il viaggio, che porta in sé reminiscenze psichedeliche dei primi Pink Floyd. Ogni stanza musicale qui è capace di aprire degli spazi da esplorare con attenzione. Da ascoltare e riascoltare.
Per concludere, questo dei Rowel è un interessante disco post rock, dotato di personalità, che fa ben sperare nel futuro full length. Noi speriamo proprio che esca a breve.
Alessandro - Gruppi Emergenti
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